Nel merito della legge elettorale

22.01.2014 21:19

Come sapete il mio primo approccio di fronte alla nuova legge elettorale è stato di immensa soddisfazione verso un nuovo impeto di fare e di fare in fretta le cose che da tanto tempo non vedevo in politica. Il mio pensiero più volte espresso è che gli italiani hanno un bisogno enorme di esempi e che vedere nella loro classe dirigente (quella politica, cioè la più esposta e quindi la più influente perché costantemente sui media) un attivismo orientato al fare le cose e al farle in fretta è un fantastico volano di grinta e voglia di fare per tutto il paese a tutti i livelli. E' questa la principale contestazione che muovo ai professoroni delle chiacchiere e delle critiche a priori, dai loro salotti non capiscono che il tessuto produttivo e creativo del paese è fermo (non parlo dei giovani) e che per smuoverlo l'esempio della politica è fondamentale, non riconoscerlo e non riconoscere meriti a Renzi per questo è, in tal senso e solo in tal senso delittuoso.

Ciò detto, e chiarito che il percorso legge elettorale resta un esempio da seguire per tutto il futuro percorso delle riforme, mi sembra giusto e opportuno anche spendere due parole sul disegno di legge che entrerà in Parlamento, cioè fare quello che avremmo dovuto fare tutti dall'inizio, entrare nel merito:

Premessa 1: la legge elettorale perfetta non esiste

Premessa 2: sarò influenzato dal mio background aziendale ma credo che la bontà di una legge vada valutata in funzione di quelli che erano gli obiettivi di quella legge. Mi spiego, se per me la legge ha come obiettivo X e Y e per te Z e T è inutile che ci diciamo se è buona o no, perché non potrà di certo soddisfare tutti gli obiettivi; quindi mi pare corretto esordire chiarendo quali sono gli obiettivi che io assegnavo alla legge e in base ai quali la valuterò.

1, garantire certezza di governo - chiamatemi pure antidemocratico ma per me la democrazia non è un gioco di veti, per me la democrazia è quel qualcosa che garantisce ai cittadini di mettere al governo dei loro rappresentanti che legittimati da quel voto, devono avere, una volta ricevuta la maggioranza, la possibilità di governare in modo efficace

2, garantire a tutti noi adeguata rappresentanza.

3, evitare quanto più possibile l'influenza dei gruppi di potere locali.

La legge brilla clamorosamente per il primo punto, una cosa è certa chi vincerà disporrà di una maggioranza elevatissima e non sarà sottoposto ai veti e ai ricatti tipici del parlamento italiano, potrà fare senza paura. Tutto ciò è garantito dal ballottaggio al secondo turno tra i primi due partiti che si avrà nel caso in cui una coalizione non raggiunga al primo turno il 35% (cosa quasi certa in Italia), la chiave è che questo ballottaggio assegnerà di fatto il premio di maggioranza al partito e non alla coalizione, perché dal premio di maggioranza saranno esclusi i partiti che al primo turno non avevano superato lo sbarramento. Esempio: il PD è coalizzato con SEL, al primo turno prendono rispettivamente il 30% e il 4% si va al ballottaggio e la loro coalizione vince, la vittoria della coalizione fa passare il loro eventuale 35% dei seggi al 55%, di questo premio non fruisce tutta la coalizione ma solo il PD che quindi verrebbe a disporre di una maggioranza assoluta e clamorosa.

Rappresentatività

Questo è il punto più delicato anche perché il tema delle preferenze é al contempo importante e zeppo di populismo. Io sono dell'idea che il cittadino debba potere scegliere nome e cognome e volto di chi manda in parlamento e su questo punto ravviso uno dei principali limiti della legge, anche se Il miglioramento verso prima é enorme, con la nuova legge avremo sì una lista predeterminata ma sarà un listino di 5 nomi tra i quali io sceglierò il mio preferito senza dispersione folle.
Per dare un vero giudizio é necessario peró a mio avviso tenere in conto due cose: la prima é che ai tempi delle preferenze aperte finimmo con il vederle come un male assoluto a causa del proliferare di logiche clientelari che vi si annidavano, ed è un dato condiviso da molti che una tale impostazione portasse in parlamento i più famosi o i più ricchi o più ammanicati ma non i più bravi.
La seconda attiene al tipo di rappresentanza che noi vogliamo: eleggiamo il premier ormai di fatto in maniera diretta, eleggiamo un partito il cui leader deriva sempre più spesso dalle primarie; siamo sicuri che sia di vitale importanza anche potere scegliere il singolo deputato tra i possibili 130 che si candidano e che non sia sufficiente indicare il nostro preferito tra una rosa di candidati? E infine è meglio che il parlamentare sia legato al capo del partito che lo ha messo lì oppure che sia legato alla lobby o gruppo di interesse che gli ha dato i voti per andarci? Domande che lascio sospese e che forse andrebbero affrontate da ognuno di noi con un pensiero un po' più profondo.

Chiudo con un allarme e con un dubbio.
L'allarme: questa legge ha il potenziale enorme difetto di essere fatta dando per scontato che si farà anche la riforma sul ruolo del senato; fatto singolare perché se poi non verrà fatta allora la legge elettorale diverrà un boomerang clamoroso.

Il dubbio é sulla governabilità: finite le leggi iniziano le persone, puoi anche raggiungere il 55%dei seggi ma se poi ti scindi in 4 correnti che ti fanno opposizione interna più alacre di quella esterna, la governabilità non c'è l'avrai mai, non sono certo che l'italiano che vedo al bar come sui social potrà mai esprimere una maggioranza compatta e di questo mi rammarico, questo dubbio non inficerà il giudizio perché vorrei entrare nel merito di una legge e non della testa folle e psicopatica dei politici.

Giudizio finale 6,5/7: si poteva fare di più, ma ha centrato in modo efficace il punto più delicato.

Omeró

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